Come vedremo in questi brevi riassunti al taglio sono stati attribuiti valori diversi nel corso del tempo.
Mito del nodo Gordiano
La tradizione leggendaria risale a un tempo in cui i Frigi erano privi di un legittimo re. L'oracolo di Telmisso, antica capitale della Frigia,
predisse che il primo uomo ad entrare in città su un carro trainato da
buoi sarebbe diventato il loro re. Il primo ad entrare in città guidando
un carro trascinato da buoi, fu Gordio,
un misero contadino, che, in conformità all'oracolo, fu nominato re dai
sacerdoti. Questo era stato previsto in altro modo mediante un segno
degli dei, ovvero un'aquila atterrata sul carro. In ringraziamento, suo
figlio Mida dedicò il carro alla divinità frigia Sabazio (che i Greci identificavano con Zeus) e lo legò inoltre a un palo, o ne assicurò la stanga con un intricato nodo di corteccia di corniolo (Cornus mas). Il carro era ancora nel palazzo di Gordio appartenuto ai re di Frigia quando vi giunse Alessandro, nel IV secolo a.C., epoca in cui la Frigia era stata ridotta a satrapia dell'impero persiano.
Nel 333 a.C.,
mentre svernava nella città, Alessandro provò a sciogliere il nodo. Non
riuscendo a venirne a capo, per scioglierlo, lo tagliò a metà con un
colpo della sua spada, ottenendo comunque lo scopo, con la cosiddetta soluzione alessandrina.
Tagliato il nodo, i suoi biografi affermano retrospettivamente
l'esistenza di una predizione oracolare secondo cui, chi fosse riuscito a
sciogliere il nodo, avrebbe avuto il potere sull'Asia.
Plutarco
mette in discussione la pretesa secondo cui Alessandro avrebbe tagliato
il nodo con un colpo di spada, e riferisce che, secondo Aristobulo di Cassandra, Alessandro lo avrebbe sfilato dalla staffa del carro, piuttosto che
tagliato. Ad ogni modo, Alessandro andò alla conquista dell'Asia, fino
al'Indo e all'Oxus, facendo, così, avverare la profezia.
Il nodo Gordiano
Racconti Occidentali
La tradizione del taglio del mantello
San Martino divide il
suo prezioso mantello con un povero, particolare della facciata del Duomo di
Lucca dedicato al santo
Quando Martino era ancora un militare, ebbe la visione che
divenne l'episodio più narrato della sua vita e quello più usato
dall'iconografia e dalla aneddotica. Si trovava alle porte della città di Amiens
con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D'impulso tagliò in
due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte
sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva
condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano
che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo
mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed
entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il
termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle
persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da
questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato
cappella.
Il taglio del mantello
Racconti orientali
Susanoo e Orochi
Susanoo, esiliato dal Cielo, giunse nella provincia di Izumo
(oggi parte della Prefettura di Shimane). Dopo poco tempo incontrò un uomo
anziano e sua moglie, piangenti assieme alla loro figlia. L'anziana coppia
spiegò che avevano all'inizio otto figlie, che furono divorate però una ad una,
ogni anno, dal drago chiamato Yamata-no-Orochi ("Il serpente
otto-forcuto", che si diceva venisse dalla regione di Kosi, oggi Hokuriku).
Il terribile drago aveva otto teste ed otto code. Ed ora, Kusinada (o
Kushinada-Hime, "principessa della risaia") era l'ultima rimasta
delle otto figlie.
Susanoo, che ben conosceva la relazione della coppia con la
dea del sole Amaterasu, sua sorella, offrì loro il suo aiuto in cambio della
mano della loro magnifica figlia. I genitori accettarono e Susanoo trasformò
Kushinada in un pettine, nascondendola in modo sicuro fra i suoi capelli.
Ordinò poi che fosse costruita una staccionata attorno alla casa, con otto
cancelli, otto tavoli ad ogni cancello, ed otto fiaschi su ogni tavolo, ognuno
riempito con vino di riso fermentato otto volte.
Orochi arrivò, e fu attirato dal vino; lo bevve, e con suo
stupore fu ucciso da Susanoo. Un fiume vicino divenne rosso per il sangue del
drago ucciso. Mentre Susanoo tagliava il drago a pezzettini, trovò all'interno
di una delle code un'eccezionale spada, che il dio non era stato in grado di
tagliare con la sua. La spada venne successivamente portata da Amaterasu, e venne
chiamata Ame no Murakumo no Tsurugi (in seguito, Kusanagi). Questa spada
ricorrerà spesso in molte altri racconti.
Susanoo e Orochi
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